LA PIETRA FILOSOFALE: CHIMERA O CONQUISTA?

In diverse epoche storiche uomini di scienza e di sapere, che il volgo chiamava Alchimisti, si fecero cercatori della miracolosa Pietra Filosofale, utilizzando procedure insolite, materiali difficili da reperire, strumenti e laboratori solitamente adoperati per altre necessità. Un lavoro non privo di rischi, tanto che molti scelsero di operare nel silenzio e nel più assoluto anonimato. Ricordiamo che era in auge la “Santa Inquisizione”, che pur con scopi nobilissimi si rivelò ben presto uno strumento di tortura e di morte, di persecuzione e discriminazione.

Questa Pietra era conosciuta anche come un elisir capace di trasformare il piombo e tutti i metalli imperfetti in oro purissimo, conservando il corpo nella pienezza del suo vigore per l’eternità.
I pochi che la conquistarono, custodirono il prezioso segreto affinché non finisse nelle mani sbagliate, nascondendo nelle loro opere, dietro il velo del simbolismo alchemico ed ermetico, il procedimento per ottenerla, forse per paura di essere condannati, forse per un giuramento fatto che obbligava a non “dare le perle ai porci”.
La Pietra racchiude un significato simbolico interessante e ampio, usato anche in epoca templare dai costruttori delle famose cattedrali.
Le maestose cattedrali gotiche sono un vero e proprio manuale alchemico scolpito nella pietra: adornate di immagini e fregi, rappresentano per i veri cercatori una mappa da seguire attentamente per giungere al tanto desiderato traguardo spirituale.
Tutto questo non fa parte solo del nostro bagaglio storico, non è una mera curiosità appannaggio dei medievalisti o degli appassionati nostalgici. Oggi, grazie agli studi ed alle sperimentazioni condotte da Tommaso Palamidessi, possiamo anche noi cimentarsi nella “impossibile” conquista della Pietra Filosofale.
Nei Quaderni di Archeosofia infatti ci sono tutte le chiavi per decifrare il linguaggio alchemico, tutte le tecniche riscoperte e modernizzate per rendere appunto realizzabile anche all’uomo e alla donna del III Millennio ciò che gli antichi alchimisti ci hanno tramandato.
Vi aspettiamo venerdì 31 maggio (ore 21.00 – ingresso libero) per parlarne insieme!  Relatori: Paolo Guagliumi. Per informazioni, telefono 0142.71319 oppure 338.4092394.

Pietra Filosofale

LE CHIAVI DELLA TRASMUTAZIONE ALCHEMICA

Tutti sanno che gli alchimisti hanno dato un grande contributo alla chimica moderna, scoprendo nei loro laboratori sostanze che ancora oggi utilizziamo. Ma ci hanno lasciato anche un “manuale operativo” che spiega come ottenere il prezioso oro, metallo incorruttibile come lo spirito dell’uomo risvegliato. Una conquista che si otteneva (e si può ottenere) dopo un duro e metodico lavoro su se stessi. Scopriremo insieme il significato del simbolismo che descrive la materia con cui si opera e gli strumenti da adoperare, perché il linguaggio alchemico è composto di allegorie e simboli.
Gli alchimisti descrivono tutte le operazioni fisiche, animiche e spirituali  da compiersi per arrivare ad una completa trasformazione della nostra interiorità, una “trasmutazione alchemica” che separa tutto quello che è scoria, pesantezza, zavorra inutile, lasciando ampio spazio e respiro all’Io dell’uomo e della donna, rigenerato e dunque libero. Ricercando la trasmutazione del piombo in oro personaggi importanti come Lullo, Bacone o Paracelso,  fecero molte scoperte chimiche grazie allo studio della materia nei loro laboratori; scoperte che ancora oggi utilizziamo abitualmente e che furono le basi della chimica moderna.
Sostanze come alcool, acqua borica o etere solforico infatti hanno radici nei laboratori alchemici. Se interpretiamo la materia su cui lavorare come l’uomo e la donna nella loro totalità ecco che tutto il laboratorio e tutti i suoi strumenti assumono un diverso significato.
Il fornello, i mantici, le diverse fasi, tutto acquista un valore operativo che ci riguarda da molto vicino.
Nel processo di separazione dello spesso dal sottile, il fuoco ha un valore determinante. Il fuoco raccontato nei miti e nelle leggende, il fuoco divino conquistato con fatica dall’eroe diventa la scintilla necessaria per illuminare il sentiero che conduce alla Pietra Filosofale.
Vi aspettiamo venerdì 17 maggio alle 21.00 per proseguire insieme questo tema affascinante in via Paleologi, 24 a Casale Monferrato. Relatori: Federica Longo, Luca Elli, Luca Sgarro. Per informazioni, telefono 0142.71319 oppure 338.4092394.

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LA CATTEDRALE GOTICA: ORDINE DI MISURA E DI LUCE

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L’arte sacra ha avuto una delle sue massime espressioni nell’architettura gotica, le cui cattedrali, sorte in Europa dal XII secolo, sono state definite veri e propri «libri di pietra e di vetro» attraverso i quali i maestri costruttori e vetrai cercarono di rendere accessibile una sapienza tradizionale usando regole architettoniche e geometriche ben precise e simboli che dovevano agevolare il contatto tra l’uomo e il divino. Fin dalla sua fondazione, la cattedrale gotica era strettamente legata al Mistero della Luce. E proprio l’abbandono delle tenebre e del caos alla ricerca dell’ordine e del contatto con la Luce vera, simbolizzata dalla luce del Sole, era l’aspirazione intima e profonda di chi si accingeva ad entrare nel Tempio. Un itinerario speciale a carattere esteriore e interiore.

La forma e le proporzioni di un Cattedrale Gotica non sono determinate dalla ricerca di effetti estetici ma da profonde regole matematico-simboliche che legano ed ordinano, sia dal punto di vista fisico che metafisico, tutte le parti della costruzione.

Nel loro misterioso disegno emergono la forza del Numero, l’ordine della Geometria, le proporzioni della Musica e il ritmo dell’Astronomia, profonde conoscenze in possesso dei Maestri d’Opera che hanno fatto di queste costruzioni possenti e diafani Templi di luce risuonanti con l’Alto.Cattedrale_Gotica

Cercheremo di dare una panoramica del simbolismo di queste magnifiche costruzioni, con l’intento poi di proporre un «viaggio» all’interno della cattedrale per cercare di scoprire il messaggio più nascosto che gli antichi costruttori hanno voluto celare sotto il mistero dei simboli. Lo scopriremo insieme attraverso schemi e animazioni.

Proseguiremo a parlare di quest’argomento sabato 16 marzo alle ore 18.00 in via Paleologi, 24 a Casale Monferrato con una conferenza ad ingresso libero dal titolo: “LA CATTEDRALE GOTICA: ORDINE DI MISURA E DI LUCE”.

In questo ciclo di incontri faremo un viaggio virtuale nell’affascinante epoca delle cattedrali gotiche, cercando di svelare alcuni misteri celati in questi Templi di pietra e luce. Al termine dei 4 incontri ci aspetta un viaggio vero e proprio per poter visitare alcuni dei siti più celebri del gotico francese. Parigi, Reims e Chartres saranno le tappe di un’avventura indimenticabile che promette sorprese ed emozioni! Per informazioni ed iscrizioni, telefono 0142.71319 e 338.4092394.

3.la cattedrale gotica - ordine di misura e di luce

LA RICERCA ALCHEMICA E LA PIETRA FILOSOFALE

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La sfinge

Il voler comprendere la propria natura e la propria origine è un profondo desiderio degli esseri umani che ha spinto gli scienziati a studiare il corpo umano e la psiche, la natura e l’Universo nel quale viviamo; filosofi a dissertare sull’origine e il fine delle cose; pittori e poeti a rappresentare le bellezze del mondo; religiosi a cercare di comprendere il divino grazie al loro sforzo personale e ad alcune importanti rivelazioni avvenute sia nel mondo occidentale che orientale. Questo profondo desiderio di conoscenza della propria origine e della propria fine si è tradotta e si traduce in azione, nel movimento di andare alla ricerca di una risposta alle eterne e vive domande poste dalla tacita Sfinge al viandante pellegrino: “Chi sei, da dove vieni, dove vai?”.

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Tavola con alcuni simboli alchemici

Nel Medioevo e nel Rinascimento l’Alchimia fu l’espressione sapienziale della conoscenza capace di studiare le profondità dell’essere umano, delle sue origini e della sua coscienza per trasformarla grazie a dei procedimenti. Fu un’espressione parziale di quella Sapienza la cui origine si perde nella notte dei tempi, fondata su principi espressi dietro al velo dei simboli in testi definiti appunto “Alchemici”. I simboli, i poemi e gli scritti di criptica interpretazione, servirono per lavorare e per preservare le operazioni che gli alchimisti svolgevano, in un periodo in cui lo scrivere e il parlare potevano mettere a rischio la loro stessa vita. E al tempo stesso perchè il lavoro di decifrazione aiutava l’elaborazione di un pensiero più elevato, più informale.

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Ermete Trismegisto – Duomo di Siena

L’Alchimia fu l’eredità e l’approfondimento di un filone sapienziale che nella remota antichità fu trasmessa nelle Università dei Sumeri oltre 3000 anni prima della venuta di Cristo. Si insegnò nei collegi dell’antico Egitto nelle città di Menfi e di Tebe,  nelle scuole e nei seminari ellenici di Ermete Trismegisto, fra gli Esseni del Mar Morto a Qumran, fra i Terapeuti citati da Filone di Alessandria, ecc. Giunse inizialmente in Europa tramite la traduzione di testi arabi e lo stesso vocabolo Alchimia ha origine dalla lingua araba: alchimia deriva dall’arabo al-kīmiyya o al-khīmiyya (الكيمياء o الخيمياء), composto dall’articolo determinativo “al” e dalla parola kīmiyya che significa “chimica” e che a sua volta, sembrerebbe discendere dal termine greco khymeia (χυμεία) che ha tra i suoi significati “fondere”, “colare insieme”, “saldare”, “legare”.

Verso il XIII secolo iniziò a prodursi una vera e propria letteratura alchemica occidentale, che ha fissato i capisaldi della filosofía alchemica grazie a figure del calibro di Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Arnaldo di Villanova, Gichtel, Paracelso, Nicola Flamel, Cagliostro, ecc.

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Laboratorio Alchemico

Gli Alchimisti lavoravano dunque con una certa tranquillità in laboratori adatti al trasmutare i metalli vili in metalli nobili, facendo cambiare la loro natura. Molti hanno ritenuto questi lavori da compiersi solo in senso materiale, studiandone i processi chimici: ma l’Alchimia ha una sua valida efficacia solo se la si considera quando si rivolge all’interiorità dell’essere umano e alla sua splendida e complessa costituzione.

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La navata centrale del Duomo di Siena

L’Alchimia si occupa sia della sostanza fisica delle cose, ovvero della materia sensibile, ma soprattutto degli aspetti più importanti del composto umano, la materia intelligibile ovvero dell’anima e dello spirito, sino al giungere alla chimica moderna ed alla fisica atomica (T.Palamidessi, “ALCHIMIA COME VIA ALLO SPIRITO” – pag.3). Gli alchimisti utilizzarono un linguaggio con espliciti riferimenti alla natura, all’astrologia, alla metallurgia, alla fisica e alla chimica e numerosi sono stati i riferimenti lasciati in ambito artistico specialmente tramite tavole, sculture, mosaici, talvolta poste all’interno delle stesse strutture religiose come accadde nello splendido Duomo di Siena e in altre Chiese.

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Alcuni simboli utilizzati in Alchimia

Alambicco, mantici, athanor, mercurio, sale, solfo, luna, fuoco magico, furono solo alcuni dei simboli usati da questi ricercatori della Pietra Filosofale o Elisir, in relazione al realizzare il “Capolavoro della Natura aiutata dall’industria umana”. Gli alchimisti utilizzarono anche l’aiuto delle erbe per lo svolgimento di questi lavori e lo studio della fitoterapia fu parte integrante del sapere alchemico.

L’obiettivo principe degli alchimisti fu dunque la realizzazione della così detta “Grande Opera”, cercando di arrivare a possedere la così detta “Pietra Filosofale”, ovvero una “Pietra magica”, capace di trasmutare tutti i metalli vili nell’oro purissimo, così splendente da essere simile alla natura divina.

cubo_piramideLa “Pietra filosofale” viene mostrata nell’iconografia nella forma di una piramide posta su di un cubo, ovvero una “Pietra cubica a punta”: questo schema è in relazione al quadrato sormontato dal triangolo che può essere legato ad un altro simbolo lo Zolfo alchimistico ovvero una croce sormontata da un triangolo: simboli costruiti ad arte dai sapienti alchimisti.

Tantissimi furono i cercatori della “Pietra Filosofale” di cui alcuni furono uomini di grande erudizione e fede come San Tommaso d’Acquino ed il suo maestro Sant’Alberto Magno detto Doctor Universalis. Entrambi furono predicatori dell’ordine monastico Domenicano e ci hanno lasciato dei testi di pregio e valore che testimoniano la vicinanza della Tradizione Alchemica Medievale con il Cristianesimo: i veri alchimisti sono stati degli uomini di purezza e di misticismo e furono profondi conoscitori dell’Ermetismo. Allo stesso Aquino sono attribuibili alcuni testi alchemici tra cui spicca per erudizione “LA PIETRA FILOSOFALE”.

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San Tommaso d’Acquino

Una leggenda medievale raccontava che i due dottori della Chiesa si conoscessero e che il patrimonio sapienziale di San Domenico comprendesse proprio il secretum secretorum, la perfezione terrena, la così detta “Pietra Filosofale”. Questo misterioso arcano fu consegnato ad Alberto Magno, che lo riveló poi al suo discepolo Tommaso d’Aquino.

Proseguiremo a parlare di “LA PIETRA FILOSOFALE E IL MAGISTERO DEL SOLE”, giovedì 25 giugno alle ore 21,30 in via Paleologi 24 a Casale Monferrato. Ingresso libero. Per informazioni, telefono 0142.71319.

L’ATHANOR: FORNELLO PER IL FUOCO FILOSOFICO

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Un fornello alchemico in un testo arabo

L’Alchimia è sempre stata associata nell’immaginario collettivo alla ricerca di un metodo da parte di alchimisti del medioevo e del rinascimento per trasformare il piombo o i metalli vili in oro.

In realtà la pratica alchemica ha un’origine ben più lontana nel tempo e si può attribuire a sapienti popoli del passato, la cui conoscenza ha fatto parte di una catena ininterrotta, un filone sapienziale i cui anelli appartengono all’epoca atlantidea, caldea, egiziana, greca, romana, araba, cinese e italico medievale.

Un’origine che risale così addietro la spirale del tempo aveva come patrimonio il custodire delle profonde verità che dietro al velo dei simboli consentivano a chi lavorava nei laboratori alchemici, di cercare di ottenere la così detta pietra filosofale attraverso il passaggio di diverse e importanti fasi.

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Un laboratorio alchemico arabo

Secondo un testo arabo alchemico dell’XI secolo tra l’altro le piramidi venivano considerate come dei laboratori alchemici, anche in virtù della loro progettazione, la cui forma a base quadrata e facce triangolari è anche profondamente simbolica: il 4 era in relazione alla materia, ai quattro elementi, al mondo. Il tre alla Trinità divina (riconosciuta ad esempio in Osiride, Iside e Horus) e il vertice era associato al Sole che con i suoi raggi, i lati della piramide, giungeva ad illuminare la terra, la base, la vivificava e  trasformava. In alcuni casi, il vertice della piramide era d’oro a simbolizzare la divinità e le facce della piramide erano ricoperte di calcare bianco.

Una delle operazioni o fasi fondamentali nell’arte alchemica medievale era la distillazione, le cui origini si fanno risalire all’Egitto e alla Persia per poi essere trasmesse agli Arabi.  E’ una delicata operazione che come tutte le fasi alchemiche può essere interpretata per allegoria in senso più esteriore e fisico oppure in senso più profondo, intimo e spirituale: l’Alchimia può essere infatti definita anche la Scienza dell’Io profondo ed utilizza un linguaggio quasi sempre simbolico per essere praticata e trasmessa, ponendo la coscienza dell’uomo e della donna, al centro dei suoi lavori.

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La distillazione alchemica in Cina

La distillazione è l’operazione capace di separare gli elementi ovvero una sostanza dall’altra, portando un liquido allo stato di vapore per poi ricondensarlo ed ottenerne come estratto l’essenza, vocabolo derivante dal latino “essentia”, derivato di “esse”, “essere”. Un obiettivo dei lavori alchemici era infatti “l’energizzamento” ed il risveglio dell’Io nell’individuo. L’essenza così estratta rappresentava dunque la componente migliore della materia originaria di partenza, privata di tutti gli aspetti più grezzi, pesanti e volgari.

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Athanor Manoscritto Arabo conservato presso il British Museum

Nel laboratorio alchemico, l’alchimista utilizzava mortai, crivelli, crogiuoli, alambicchi, storte, disponeva cioè di vari strumenti utili per il suo lavoro. Tra di essi, un altro oggetto importante per svolgere l’Opera era rappresentato dal così detto Athanor o Athanar o fornello, perchè senza il calore del fuoco nessun lavoro alchemico sarebbe stato possibile e in particolare la distillazione sarebbe stata impossibile. Una proprietà utile al funzionamento di questo fornello era la lentezza: doveva essere costruito in modo da funzionare con poco fuoco, doveva cioè essere alimentato da una fiamma tenue e lavorare costantemente. In questo fornello il sapiente alchimista sapeva che il fuoco doveva bruciarvi senza tregua, fino alla perfezione dell’elisir.

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Marsilio Ficino

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La Tavola Smeraldina

I testi alchemici fanno parte di una cosiddetta “Via degli Alchimisti” percorsa in Occidente da coloro che calcarono la tradizione Ermetico-Alchimistica e di cui la letteratura Ermetica ne rappresentò il corpo dottrinale. Nel 1463 fu Marsilio Ficino (Figline Valdarno, 19 ottobre 1433 – Careggi, 1º ottobre 1499), filosofo, umanista e astrologo italiano che tradusse dal greco al latino i 14 trattati del Corpus Hermeticum, raccolta di scritti attribuiti alla figura sacra e leggendaria di Ermete Trismegisto. Questo trattato considerava la natura come un corpo sacro e vivente, un grande organismo che racchiude in sè i corpi che vi albergano, dotata di un’anima e di un’essenza divina. Una natura che considerava il rapporto tra un grande mondo o macrocosmo e un piccolo mondo identificato dall’uomo detto anche microcosmo e che vi identificava puntuali corrispondenze: secondo questo principio ermetico l’uomo sarebbe specchio dell’Universo.

Proseguiremo a parlare dell’Athanor e del fuoco filosofico in un approfondimento ad ingresso libero che si terrà il 18 giugno 2015 alle ore 21,30 presso la Sede dell’Associazione Archeosofica in via Paleologi, 24 a Casale Monferrato. Per ulteriori informazioni sulla serata potete telefonare al numero 0142.71319.

L’ARTE REALE E LA TRADIZIONE ERMETICA

Flammarion_Mondi_SoprasensibiliL’Alchimia nella sua più intima essenza tratta dei segreti dell’Universo e della rigenerazione spirituale dell’uomo e della donna. A prima vista lo scettico lettore potrebbe replicare: è una scienza, un’arte? Quali origini ha? Che cos’è la Pietra Filosofale tanto ambita dagli alchimisti? E la Grande Opera? Avendo perduto le chiavi di interpretazione dei misteri antichi, della mitologia e dei testi sacri, uomini e donne sono divenuti diffidenti o indifferenti a queste tematiche e potrebbero giungere a frettolose conclusioni considerando l’Arte Reale alchemica come un qualcosa di falso o inesistente, simile ad un miraggio nel deserto.

Per chi non si scoraggia e vuole collaborare per riconquistare la memoria delle nostre divine origini diremo che rispondere a queste domande è ancora possibile in quanto l’Alchimia è esperienza viva vissuta da quegli individui tenaci d’una volontà adamantina che tramite un lento ma inesorabile processo di perfezionamento interiore si sono trovati faccia a faccia con il mistero, traversando nell’intimo del loro cuore e della loro mente, le fasi alchemiche della Grande Opera.

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Ermete Trismegisto – Duomo di Siena

L’Alchimia poggia su un insegnamento non arbitrario ma tradizionale inerente tutti i rami delle Scienze, delle Arti, delle Lettere e delle Filosofie le cui origini si fanno in parte risalire a Thot Ermete, il tre volte grande e tre volte sommo sacerdote Egizio che fu autore della “Tabula Smaragdina” quale sintesi di tutta la filosofia profonda.
Si tratta quindi di una tradizione antichissima che i saggi delle varie epoche storiche e civiltà, in Egitto, Caldea, Persia, India, Italia e Grecia, ci hanno trasmesso sotto il velo di un linguaggio volutamente simbolico ed enigmatico al fine di custodire dalla profanazione la dottrina Ermetica che realizzata, conduce l’Uomo e la Donna rigenerati in Dio, alla conquista della Gnosi Integrale, la Verità che rende liberi.

E’ chiaro dunque che il fine dell’Ermetismo è di natura metafisica e i processi alchemici quali putrefazione, separazione, calcinazione e sublimazione si attuano in noi, cioè nella materia primordiale intelligibile che costituisce i Principi di cui è composto l’Egotermine con cui Archeosofica si riferisce all’Uomo e alla Donna veri – preesistenti alla nascita del corpo fisico, e in cui vi è il riflesso dell’immortalità ed dell’ eternità di Dio.
I Figli dell’Ars Regia hanno voluto lasciarci una testimonianza pulsante tramite sculture, cattedrali e trattati ermetici che sia di esortazione alla donna e all’uomo moderni affinchè inizino anch’essi a “Squadrare la loro pietra” con volontà e disciplina inserendosi in quella strada tracciata e percorsa dai Sapienti di tutte le Tradizioni del mondo antico e moderno.

Si continuerà a parlare di “ARTE REALE E LA TRADIZIONE ERMETICA” presso la Sede di via Paleologi, 24 a Casale Monferrato, giovedì 11 giugno alle ore 21,30. Per informazioni, telefonare allo 0142.71319.