La Salamandra è un simbolo alchemico spesso rappresentato in stampe e sculture marmoree nelle Cattedrali e in Castelli nel periodo medievale.
A prima vista può sembrare che abbia un significato negativo in quanto ha un aspetto simile ad un rettile: il geco, la lucertola, i coccodrilli, gli alligatori, i serpenti e le tartarughe sono classificati nelle scienze naturali come dei Rettili, sono cioè provvisti di squame che ricoprono e proteggono la loro superficie corporea. La salamandra, invece, è inclusa nel raggruppamento degli Anfibi, dotati di una superficie corporea più o meno liscia, sprovvista di squame presenti nei Rettili. Rane, rospi e tritoni fanno anch’essi parte degli Anfibi. Questi animali sono spesso stati raccontati nelle fiabe, in poemi mitologici, alchemici, talvolta in scritti filosofici e religiosi.

Salamandra presso il Castello di Cognac – Francia
La salamandra viene raffigurata in Alchimia con un collo lungo e una fisicità simile alla lucertola, avente però la coda che spesso termina a freccia: in natura ne esistono oltre un centinaio di specie ma in araldica, nel mito e nell’Alchimia è descritta con la speciale proprietà di poter resistere in mezzo alle fiamme, caratteristica che come animale fisico non possiede visto che la pelle umida di questi anfibi li rende estremamente vulnerabili non solo a fonti di calore, ma anche al disseccamento dovuto alla lontananza dall’acqua o dai luoghi umidi.
Questa proprietà le è stata attribuita dando origine ad un nuovo animale e simbolo mitico: una tale capacità in senso allegorico rappresenta il resistere al calore eccessivo esterno ovvero al male, ai nemici, alle difficoltà e dunque simboleggia la costanza, il valore espresso nella lotta, le virtù, una profonda realizzazione.
La salamandra è stata quindi rappresentata con la capacità di saper vivere in prossimità a tizzoni ardenti da cui sprigionano le fiamme e non è consumata dalla bocca del Drago.
Geber (Persia 721 circa – Baghdad, 765 o 822), noto per essere uno dei più importanti alchimisti musulmani, la definisce secondo le seguenti parole:
“Perchè è ciò che vince il fuoco,
e non ne è vinto;
ma vi sta in amicizia,
dilettandovisi”.
L’animale è dunque spesso riprodotto con due fuochi: l’uno cattivo nel quale riesce a vivere e che viene spento da essa stessa, segno di capacità di controllo, di dominio sul fuoco circostante cattivo; l’altro buono, espresso in fiamme emesse dalla sua bocca ad identificare la sua natura ignea in grado di emettere fuoco ad alte temperature.
Paracelso (Einsiedeln, 14 novembre 1493 – Salisburgo, 24 settembre 1541), scrisse un trattato dedicato agli elementali: in questo testo, anch’egli presenta le salamandre dall’aspetto lungo, agile e snello e afferma che abitano soprattutto in prossimità dei vulcani sin da tempi più remoti. Secondo il famoso medico e astrologo svizzero, il rumore di sottofondo proveniente dalla profondità dei crateri, consisterebbe nella continua attività delle salamandre nell’edificazione delle proprie dimore, racconto da leggersi dietro al velo dell’allegoria alchemica: si intenderebbe non l’edificazione della dimora fisica, il giaciglio della salamandra, bensì la dimora filosofale, il luogo filosofico di permanenza della salamandra che è il fuoco, mettendola a pieno titolo in relazione allo stadio finale dell’Opera alchemica, l’Opera al Rosso.
Salamandra è anche definita “Sale di Roccia”: se la Roccia può essere legata alla materia prima dei filosofi, il Sale è uno dei suoi principi, in particolare quello igneo e come afferma lo psicoanalista Jung[1], è equivalente del fuoco: in questo elemento lei nasce, si nutre, cresce e vive.

La Salamandra di Paracelso
Le salamandre sono animali ai quali in mitologia è anche stato attribuito il dono della parola ma sono definite “Taciturne” e capaci di mantenere, di proteggere e di custodire i loro segreti, preferendo la compagnia degli anziani, dei saggi e delle sacerdotesse: non potrebbe essere diversamente visto che la salamandra rappresenta la realizzazione regale che ha fatto del fuoco l’elemento capace di purificare la materia prima alchemica, ovvero l’essenza dell’Io, dell’individuo immortale. L’anziano in questa allegoria viene visto in virtù della sua maturità, della sua saggezza e le sacerdotesse sono coloro che come le romane Vestali, si fanno portatrici del fuoco sacro purificatore, simbolo in perfetta sintonia con il fuoco della salamandra.

Salamandra emblema regale di Re Francesco I di Francia
Il Re di Francia Francesco I (Cognac il 12 settembre 1494 – Rambouillet 31.3.1547), scelse la salamandra come suo simbolo, associandola al motto latino “ Nutrisco et extinguo”, che esprime la duplicità delle caratteristiche leggendarie dell’animale.

Stemma Ufficiale del Comune di Salsomaggiore Terme
Il comune di Salsomaggiore Terme ha incluso la salamandra nel suo stemma, ad esprimere l’importanza che questo simbolo può avere per tutta una comunità.
Ecco come venne descritta allegoricamente da una poesia del 1200 riportata nel volume “Poeti del Duecento” di Bondie Dietaiuti a cura di Gianfranco Contini, Ricciardi, Milano-Napoli, 1960:
“La salamandra ho ‘nteso,
agendo vita in fuoco,
che fôra viva poco
se si partisse da la sua natura;”
La salamandra nel mito vive nel fuoco, mentre fuori dal fuoco vivrebbe per poco perché il fuoco è la sua stessa fonte di vita come per la fenice: dei 4 elementi, il fuoco è simboleggiato dalla salamandra, come anche il drago è talvolta simbolo di questo elemento. Mentre l’aquila è messa in relazione all’Aria, la Terra è simboleggiata dal leone e dal toro mentre l’Acqua è rappresentata dai pesci e dalla balena.
Se si rapporta il simbolo della salamandra al lavoro dell’Alchimista, se ne percepisce il valore dal modo in cui è spesso rappresentata ovvero sormontata da una corona: l’Alchimia addita ad un modo di lavorare che sarebbe tipico di un Re ed essa stessa è spesso definita una Via Regale, tutta da scoprire, conoscere, decifrare, imparare, percorrere e vivere.
La salamandra a volte in Alchimia è detta Melga. Secondo E.Perrot, il vocabolo è introdotto da Michael Maier (Rendsburg, 1568 – Magdeburgo, 1622), medico, alchimista e musicista tedesco, consigliere di Rodolfo II d’Asburgo, per la sua somiglianza con l’ebraico Melech (Re).
Quest’ultimo è un termine alchemico che può indicare il sale e la salamandra è l’incombustibile sale centrale o zolfo nascosto.
La salamandra è dunque il simbolo regale che identifica il lavoro raggiunto e compiuto da parte dell’alchimista, infatti egli stesso dovrebbe allegoricamente essere rappresentato da questo animale: quando la sua coscienza sarà in grado di bruciare tutte le scorie dei metalli e della vita e sarà così infuocata da emettere fuoco, l’Alchimista stesso sarà diventato come la salamandra.
Egli, con l’aiuto del cielo deve ricostituire in sé il fuoco dell’amore divino, sino al punto da diventare come la salamandra, capace di vivere in una luce ed un fuoco, libero da ogni impurità. E’ infine simbolo del lavoro di calcinazione: la cenere calcinata per l’abbondanza del principio di sale fisso è detta Zolfo incombustibile ed è chiamata dai saggi “Salamandra”, detta anche fenice perché queste ceneri altro non sono che il corpo di quella fenice che rinasce dalle proprie ceneri.
Proseguiremo a parlare di questo e altri simboli alchemici all’interno del ciclo “LA SCIENZA DELL’IMPOSSIBILE” a partire da venerdì 10 maggio alle ore 21.00 in via Paleologi, 24 a Casale Monferrato. Per informazioni, telefono 0142.71319 oppure 338.4092394.
[1] – C.G.Jung – ALCHEMICAL STUDIES (STUDI SULL’ALCHIMIA), vol.13, pag.181.
Bibliografia:
● ALCHIMIA TEORICA E PRATICA ERMETICA – Tommaso Palamidessi – Quaderno
n.24.
● POETI DEL DUECENTO – Bondie, Dietaiuti a cura di Gianfranco Contini, Ricciardi,
Milano-Napoli, 1960.
● DIZIONARIO MITO ERMETICO di Antoine Joseph Pernety.
● ALCHIMIA E SPAGIRIA – Patrick Rivière – Edizioni Mediterranee.
● ALCHEMICAL STUDIES (STUDI SULL’ALCHIMIA) – C.G.Jung – vol.13, pag.181.
● L’ASCESI ARTISTICA, I COLORI E LA PITTURA – Tommaso Palamidessi –
Quaderno n.27.
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